Trasformazione
Trasformazione effettuata da Dino Tassinari.
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Gli artigiani sono per loro natura eretici, le “verità” sono spesso espressioni di eresia verso il potere costituito, in quanto è descritto nel significato stesso del termine: “Eresia: possibilità di cambiare”.
Isolato, invidiato, questa figura umana non si sentirebbe sola al mondo “se agisse”. Molti di questi imprenditori hanno dimostrato, nel dopoguerra, di sapersi riunire in associazioni. E poiché in linea di massima, nel mercato, questi uomini non sono nati con capacità di interagire con gli altri, si servivano di strumenti che vennero ideati da predecessori, ereditando strategie di difesa contro le disuguaglianze verso lavoratori, sottoposti all’abuso di posizione dominante da parte del capitale sull’umanità.
Direi che questa sensazione di fare parte di qualcosa, d’enormemente più grande di loro raggiunse il culmine quando si impossessarono, “battendosi”, di quello straordinario stato sentimentale chiamato: autonomia personale. Nel rispetto di questa conquista, nella sua difesa, essi poterono convivere nell’associazione ben sapendo delle loro diversità individuali, verso le proprie “essenze” interiori sia politiche che religiose.
Ed è sorprendentemente raro che venissero pilotati in questi territori trascendentali, da organizzatori spesso asseverati soltanto alla pura ricerca del potere. L’ignavia: verso la natura spirituale dell’uomo, (il quale non basta a se stesso), venne pilotata ad arte verso la conquista di oggetti simbolo di successo consumistico; senza alcuna remora per i guasti creati all’abitato, ed alle necessita vitali degli ultimi della società. La protervia di questi parassiti della società, infiltrati da Partiti, invece di proteggere artigiani da inopportune e spesso ripetitive (e costose) pratiche burocratiche aziendali, aggirando statuti e oggetti sociali fondanti, come “complici” d’altri interessi, hanno peggiorato nelle nostre aziende i bilanci: diventando di fatto una tassa in più.
Peccato perché da un punto di vista umanistico, battersi per evidenziare ciò che in noi è sconosciuto, “turbando” l’abitudine individuale dell’accettazione della ripetitività consueta, avrebbe potuto consentire agli artigiani, entrando in organizzazioni “veramente” dedicate al progresso umano, di “vedere” quello che viene visto e vissuto da altri: arricchendosene al confronto.
Avrebbero potuto esserci maggiori crescite individuali, se gli imprenditori “turbando” la loro interiorità, avessero pacificato allo stesso tempo i loro custodi interiori: ottenendo in tal modo la liberazione dalla tirannia della solitudine etica. Esiste una profonda “diversità” tra chi aspira invece ad esplorare territori sconosciuti dell’animo dal quale trascende quel “misto” invidiato dai più ritardatari: chiamato inventiva.
Oggi quelli che si impossessano solamente dell’aspetto tecnico, delle categorie nelle quali si inseriscono, rimarranno sempre e comunque degli estranei per la società, non verranno ricordati, non lasceranno rimpianti ai colleghi: per non aver colto quell’opportunità messa a loro disposizione. Nessuna possibilità di produrre interrogativi su ciò che hanno fatto in vita; per qualche tempo verranno nominati da qualche nipote: poi più niente. Sconosciuti al momento della morte, sconosciuti dopo la morte: diventata la fine di ogni opportunità di trasmissione di “essenza”. Ah il peso della solitudine dell’individualismo etico: essere ignoto, ed anche ignorato.
Quando si studia, per divulgarla, una esperienza umana di autonomia imprenditoriale artigiana, il renderla più suggestiva consiste nell’impressione che si può trasmettere, svelando una realtà più profonda di ciò che appare. Ma per capirlo è necessario smontare i presupposti iniziali, impliciti in quella percezione di un aspetto focale generale, di quella esperienza di vita, per riassemblarli in seguito colmati di riferimenti donati dal vissuto dei predecessori, ed in questa narrazione è insita la trasmissibilità alle nuove generazioni: la famosa scuola “dei colpi duri”; cioè imparando dai propri errori.
I paradigmi ( i punti di riferimento ) quali elementi costitutivi, pieni di sensazioni estatiche provenienti dalla parte più profonda dell’essere; quell’essenza generatrice di spunti, oltre i quali erroneamente pensavamo fosse impossibile spingerci. Superando le passività della mente, ma mantenendo livelli di concentrazione in grado di tenere gli impulsi nell’orbita giusta. Perché è così che gli equilibri si spostano, qualcosa migliora nell’autodisciplina e consente l’esplorazione dell’ignoto.
Ed è questa l’indicazione che mi sento di suggerire, ci sono molte possibilità di spezzare il cerchio di costrizioni che hanno impostato intorno alla categoria dell’autoriparazione, se ne può uscire soltanto insieme e con l’inventiva. Io lo so che in ciascuno di noi ci sono delle curiosità insoddisfatte, dei miglioramenti tecnici non verificati, delle innovazioni descritte sulla carta e riposte in quei cassetti che vi ripromettete di riaprire. In passato vi ho supplicati di contattarmi con segnalazioni sul come metterle a disposizione della categoria tutta, usando i due siti internet www.cerstar.it e www.cunacar. org che ho tenuto a vostra disposizione a mie spese: con risultati insufficienti.
La pandemia ha accelerato le mie riflessioni interiori, che pensavo di poter posticipare all’infinito, il mio bilancio è parzialmente fallimentare: sia nei miei che nei vostri confronti. Ho dovuto cessare il mio servizio agli automobilisti, sto vendendo l’attrezzatura allo scopo di continuare ancora per qualche tempo, a testimoniare le verità nelle quali credo: ricerca di trasparenza e lotta contro le disuguaglianze.
L’abitudine di privilegiare una umanità “a norma” con la sua fedeltà alla “tribù”, cioè: una gara per l’esteriorità, mi coglie fallimentare. Non possiedo simboli di successo: belle case, belle auto, oggetti in grado di mostrare risultati invidiabili. Di fronte ai canoni comuni del successo: io son un “nessuno”.
Eppure ho avuto tante occasioni per accedere ai dettami della dominante moda “arraffante e sgomitante”, ma il mio custode interiore mi ha sempre suggerito di andare oltre, con fedeltà ai dettami dei predecessori. Mi chiedo però se ciò che ho testimoniato sia stato del tutto inutile, oppure se c’è qualche speranza di veder emergere le nostre verità in futuro: anche con l’auspicabile vostra reazione all’attuale sottomissione.
Gianni Tassinari
Pensionato Artigiano
CERSTAR
via Matteotti, 9
40016 San Giorgio di Piano (BO) Italia
Tel. 051 897.333
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