• Trasformazione

    Trasformazione effettuata da Dino Tassinari.

  • Gianni Tassinari

    Foto che ritrae Gianni Tassinari in una riparazione auto

     

  • Inventiva

    Utilizzo del carroattrezzi come spazzaneve

     

  • Inventiva

    Invenzione di Gianni Tassinari per le riparazioni

     

  • Formazione

    Corso per ragazzi sul lavoro della carrozzeria

     

Presentazione

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Gianni Tassinari

La mia storia

Colleghi Carrozzieri,                                                                                              

Cerstar, 3 Settembre 2014

Vi auguro un bentornato in trincea dopo la pausa estiva e riprendo il mio solitario dialogo con chi mi legge.

Federcarrozzieri, tramite la sua rete informatica, ha pubblicato una mia lettera aperta al Presidente Nazionale C.N.A. Servizi alla comunità Franco Mingozzi, nella quale ho espresso la mia opinione sui rapporti sociali che condizionano il nostro mercato. Anche in risposta al fastidio che dà, in alcuni rappresentanti sindacali dei carrozzieri, la nostra volontà di chiarezza. Non rinnego una virgola di quanto ho affermato, (clicca qui per visualizzarlo), ma mi sono vergognato della modalità con la quale il mio pensiero è stato pubblicato nella rete.

Se è uno scherzo è di cattivo gusto, io non ho gli occhi azzurri e la foto del viso del mio Presidente Mingozzi poteva essere migliore. Allora ha ragione Franco quando nel suo articolo provocatorio afferma che qualcuno, pur di aver visibilità, non esita a ridicolizzare ed offendere sfruttando il malcontento che serpeggia nella categoria.

Ritengo che la ricerca di una migliore vivibilità nei rapporti sociali, cominci proprio dall’ascolto rispettoso delle idee altrui, per questo mi scuso con l’amico Mingozzi, pur non essendo stato interpellato sulla modalità, con la quale il mio scritto sarebbe stato presentato. Un chiaro invito alla mia rottamazione?

Sono vecchio, e stanco, ho sempre cercato di diffondere una opinione super partes, sostenuto dalla memoria e da un archivio a conoscenza delle caratteristiche psicologiche e soggettive dei carrozzieri nonché di interpretazioni storiche degli accadimenti specifici loro consoni, catturati in momenti di intensa partecipazione agli eventi. Con l’unico scopo di ricondurre tutti alla ragione ed all’interesse della categoria.

La mia testimonianza, “elusa” dalla mia organizzazione ed ora anche da Federcarrozzieri, (che si presenta con un suo centro studi), ha sempre promosso un tipo di cultura che avrebbe potuto, con costruzioni sintattiche insolite, con metafore erudite ma convalidate da prove concrete, tentare di ribaltare atteggiamenti passivi e ricostruire equilibri sociali corretti, nel mercato dell’autoriparazione.

Ci vorrà tempo, ma la verità resiste e trascende qualsiasi manipolazione, io non intendo essere usato per scontri, contrabbandati come alibi, per “impotenze” che non trovano la vera via pur avendola sotto gli occhi. Quindi se queste sono le maggiori intelligenze, che aspirano alla nostra guida, consentitemi di esprimere con queste parole, un contributo alla chiarezza.

In democrazia è importante che il piccolo imprenditore (al pari del grande) riceva dallo Stato con leggi apposite, una concreta assistenza alla difesa, del diritto di un giusto compenso economico a seconda dei meriti. Non trascurando una categoria a favore di un’altra: soprattutto se questa è più avvantaggiata. E si deve essere convinti, e mi riferisco a tutte le parti, che la comunità è più importante dell’individuo. Ciò che è utile all’alveare è utile all’ape e l’ape deve contribuire all’alveare grazie al quale vive: senza abbuffarsi!

Produrre è essenziale, ma più ancora lo è distribuire i benefici della produttività secondo i meriti. Una abbondanza di ricchezza a beneficio di una casta genera infelicità, una piccola quantità opportunamente suddivisa semina la gioia. L’abisso tra chi possiede troppo e chi non possiede nulla, rischia di inghiottire le regole di spartizione delle risorse, che sono aspirazioni contrattate dalle generazioni che ci hanno preceduto, quale prevenzione ad ulteriori “rese dei conti”, come quelle descritte da Pansa nei suoi libri.

Il senso della storia, l’appartenenza, l’identità, orgoglio di ogni libero imprenditore e sorgente d’inventiva, in questo conflitto di interessi vengono oscurati. Se la posta in gioco trascende le persone, trasformandole in numeri asseverati a percentuali sempre più ingannatorie e usate in funzione di dividendi azionari, cosa rimarrà dell’autonomia che spinge a sperimentare, inventare, intraprendere rischiando in proprio.

Per non dire delle concomitanti attribuzioni ai carrozzieri, di responsabilità morali inique sui costi delle polizze R.C.A.; non ci si rende conto che gli artigiani hanno delle profondità psicologiche che pochi hanno scandagliato. A questo proposito, nessuno avverte una collera montante, per esempio sulla “non proporzionalità” tra artigianato e industria, su analisi e certificazioni che svenano gli imprenditori. Questo tipo di relazioni esplicative mi aspetto dal nuovo centro studi della Federcarrozzieri. Come pure si attende, da “quelli che sanno”, come regolarci attribuendo le ore d’attesa, le ore sussidiarie non compensabili, tutte le ore improduttive che consentono la fatturazione di quelle vendute realisticamente. Perché l’Agenzia delle Entrate le valuta tutte incassate, visto il libro paga, e ce le contesta: se operai non producono vanno a casa! Ed ancora, come la mettiamo con ”l’invasione?” Basta che paghino la tessera ed affidino i libri paga?

Esiste una stretta correlazione, tra la penuria mentale e culturale che non vuole saperne della partecipazione alla difesa della dignità e la perdita contrattuale delle nostre imprese. Consiste in un oscuramento di luce intellettuale che mi ha sempre provocato un tormento indicibile, e questo mi ha costretto a protestare anche in solitudine, quando ho assistito ai sinistri sradicamenti del diritto d’impresa. Sento quasi un rimorso, scoprendo che l’autonomia imprenditoriale può essere soffocata. “Tu non potevi fare di più di quello che hai fatto!” Mi riconosce qualche onesto collega, ma che fare ancora?

Se incessantemente, proprio come una sconfitta personale, io percepisco implacabilmente i segnali di una democrazia che muore. “Lascia perdere, povero vecchio! Ci sono ben altri problemi: Week end al mare, i nuovi tablet, comperare auto e vestiti”. (Spesso a credito). Morirò osservando che non c’è analfabeta economico (o rincoglionito) che non comprenda il significato delle strategie sottomissorie in corso, favorite da insospettabili lobby complici, mentre nella categoria ci si occupa invece d’altro. Risultato: perdita della dignità nonché privi della libertà donata dall’autonomia, avviati spregevolmente a prostituirci ai poteri forti.

Dignità che ho vissuto, amato. Per la difesa della quale ho scritto, pensato, lottato per decenni, percependone nel profondo sue grida di ferimento, come avrei potuto non cercare di portarle aiuto? Qui sta il mio fallimento: non aver saputo accendere l’ascolto delle menti. E’ vero, sono danni incalcolabili le sconfitte della dignità umana e semi sconfitti potrebbero oggi confessarsi anche tutti coloro che, come me, in questi ultimi trent’anni si sono prodigati per arrestare questa prevaricazione del capitale sulla persona.

Con la loro sincera testimonianza, questi artigiani, hanno voluto fare una battaglia di retroguardia, con la partecipazione al contrasto costante ad un avversario permanente: il capitalismo con i suoi denti aguzzi piantati a fondo nei bilanci delle famiglie. Una ingordigia che contribuisce allo scempio ambientale delle comunità, espropriando e consumando le già scarse risorse. Esse, le Compagnie, col loro farneticante abbuffarsi di capitali, stanno insinuando (dandoci la colpa degli aumenti delle polizze R.C.A.) che in realtà le nostre esistenze non contano niente. Mentre invece siamo esempi che rasentano eroismo e abnegazione.

Non sono come noi, che sentiamo la “vicinanza” con la realtà di pena, dei nostri lavoratori: un realismo che per loro è inutile e dannoso. Se riusciranno a prevalere questi “pochi”, a causa della loro cupidigia l’istituzione democratica scomparirà, facendo da apripista in altre categorie. Le rivalità prevarranno e finiranno per distruggere e delicati equilibri sociali residui. L’ingiustizia trionferà con la violenza e la bruttezza dei rapporti che potranno imporsi ovunque. Spesso, da solo, l’individuo va verso il male, il ruolo della democrazia consiste nel raddrizzare ciò che è storto, nel riportare incessantemente ordine nel caos.

Ogni altra forma di governo è destinata al fallimento: questa è la testimonianza che dovremmo lasciare a chi raccoglierà il nostro testimone nella corsa della esistenza.

                                                                                                                              Gianni Tassinari

                                                                                                                                 Ce. R. St. Ar.

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